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CIBO E SPORT

SPORT'S HISTORY
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1926: Alfredo Binda beve trenta uova e taglia il traguardo con mezz'ora di vantaggio
 
Miti, leggende e cibo
 
della Redazione di Cinque Cerchi d'Argento
 
Lo sport, da che mondo è mondo, è ricco di storie, spesso fantastiche, eclatanti, misteriose. E come tutte le storie, soprattutto quelle tramandate dalla tradizione orale, nel tempo si trasformano ed i loro contenuti si modificano al limite del parossismo. Come quando nel contesto narrativo subentra il rapporto tra atleti e cibo.
Nel 1926 Alfredo Binda vive e scrive una favolosa pagina di ciclismo in uno dei più terrificanti giri di Lombardia, in una giornata che i cronisti definiscono apocalittica, dove pare che tutto il mondo sia in rivolta, con il cielo che rovescia acqua a catinelle, con gelide raffiche di vento. Tempesta sul lago di Como, ove in piazza Cavour l'acqua raggiunge un livello di 40 centimetri; smottamenti e frane sulle montagne. In questo clima e con questo tempo il Giro di Lombardia parte e si svolge ugualmente, in quell’atmosfera di epopea ciclistica che ci ripropongono preziosamente i notiziari dell’Istituto Luce, o le foto fascinose dei quotidiani dell’epoca . La lotta si scatena sulle rampe del Ghisallo ove ha a che fare con un  Bottecchia scatenato. E’ una lotta “tra titani del pedale”, ma poi Binda da la sua zampata vincente e se ne va tutto solo, verso il trionfale traguardo.  Che c’entra questo pezzo di cronaca storica con l’alimentazione? Tutto, perché (lo affermò Binda più volte) il campionissimo di Varese prima della partenza si era bevuto sei uova fresche, un'altra scorta l'ha consumata durante la corsa per un totale di trentaquattro (…altre fonti parlano, ad onor del vero di 28 ed altre ancora di 30). Ma al di là de numeri delle uova ingerite, la sua prestazione sportiva fu rilevante: Binda tagliò primo il  traguardo con un distacco di quasi mezz'ora sui primi inseguitori.
 
Sarà tutto vero? Sta di fatto, che come scrive Marco Pastonesi sulla Gazzetta nel numero pubblicato il 18 novembre 2011 “…il ciclismo ha motori umani, la benzina è quello che si mangia e si beve.” E continua “ C’è il prima, il durante, il dopo la corsa. C’è mezzo secolo di esperimenti ed esplorazioni, poi c’è la ricerca scientifica, e c’è anche il doping, che è benzina super. C’è la fiorentina di Gino Bartali, il frullato di verdura di Fausto Coppi, il fiasco di Chianti di Gastone Nencini, e adesso ci sono integratori, barrette, beveroni, gelatine e polverine. E ci sono anche le cotte, quando si va in crisi di fame e sete, che non è andare in riserva ma finire all’asciutto, e non si va più avanti neanche a spinta, e il giorno diventa notte, e non c’è bisogno di scollinare il Ghisallo per vedere la Madonna”.
 
Mario Cionfoli e Carlo Delfino – medici e appassionati studiosi del ciclismo eroico – hanno scritto "I forzati della strada hanno fame!" Si tratta di una storia del ciclismo vista e rivista attraverso colazioni e cene, borracce e sacchetti, rifornimenti;  di  assalti a fontane e bar ("Paga Torriani" urlavano i gregari mentre fuggivano con le tasche piene di bottiglie), regole e leggende, comandamenti e miti, sotterfugi e segreti. Si racconta, tra i vari aneddoti, quello su Michele Gordini, che negli anni Venti prima di partire nelle tappe più dure, si faceva uno zabaglione con 16 uova mescolate a un litro di barbera. Ma anche di episodi relativamente recenti (circa sessant’anni fa) allorquando Sante Gaiardoni (che vinse e stravinse ben due medaglie d’oro nella velocità e nel km a cronometro su pista, ai Giochi di Roma nel 1960) che in ritiro collegiale preolimpico in un convento delle suore alle Frattocchie, s’introduceva di nascosto in cucina e divorava un paio di panini al prosciutto prima di mettersi a tavola con i compagni. Finché fu scoperto dal commissario tecnico Guido Costa …che lo riportò nella giusta via!
(articolo della Redazione di Cinque Cerchi d'Argento -

                       
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